Il Melanoma (tumore della pelle) è una malattia purtroppo in costante crescita con un’età di insorgenza sempre più in diminuzione, solamente in Italia si è giunti a circa 7000 nuove diagnosi.
La ricerca scientifica ha fatto grandi progressi in particolare nell’ambito delle tecnologie biomolecaolari, rendendo disponibili nuove strategie terapeutiche di immunoterapia che prevedono, in aggiunta alle terapie convenzionali di provata efficacia clinica (chirurgia, chemioterapia, radioterapia, ormonoterapia) nuovi approcci di cura del tumore.
Nel Congresso Nazionale svoltosi a Firenze tra ricercatori, clinici ed oncologi a confronto a cui ho avuto l’onore di essere invitato, si è discusso di nuove terapie che oggi sono messe a disposizione .
Fino a pochi anni fa per il tumore della pelle, tumore alquanto insidioso ed aggressivo, l’oncologo aveva a disposizione poche cure terapeutiche per poterlo trattare, e quindi, usando farmaci come l’interleuchina, l’interferone, la chemioterapia ed il vaccino convenzionale si avevano risultati alquanto deludenti specie nei melanomi avanzati (già metastatici).
Oggi il mondo scientifico ha messo a disposizione farmaci che vengono definiti anti BRaf.
I farmaci nuovi già in commercio sono rappresentati da trattamenti immunoterapici e da terapie target dove i risultati e lo scenario della malattia specie metastatica è stato per loro merito modificato.
In particolare mi riferisco all’ipilimumab: anticorpo in grado di legarsi specificamente a una molecola chiamata CTLA-4, che si trova sulla superficie dei linfociti T. Grazie a questo legame l'Ipilimumab riesce a innescare una risposta immunitaria anti-tumore indirizzata in modo specifico contro le cellule del melanoma. Ma fino ad oggi il meccanismo d'azione di questa molecola non era stato chiarito del tutto.
Conoscendo il meccanismo d'azione di Ipilimumab nelle lesioni neoplastiche, si può ritenere che questo anticorpo potrebbe essere associato ad altre terapie per il melanoma, con buone prospettive di successo; mi riferisco ad un altro farmaco il Vemurafenib che associato, potrebbe consentire di aggredire il tumore simultaneamente su due fronti: quello immunologico, esterno alla cellula tumorale e promosso da Ipilimumab, e dall'interno della cellula , mediato dal Vemurafenib.
Non sono da sottovalutare studi su terapie mirate con la molecola Dabrafenib
Il melonama è una neoplasia che necessita dell’integrazione di diverse branche specialistiche .
In particolare un ruolo di estrema importanza è quello dell’anatomopatologo il quale, se prima, non avendo questi nuovi farmaci a disposizione, era sufficiente ricevere una diagnosi strettamente istologica, oggi l’oncologo richiede all’anatomopatologo strategie diagnostiche completamente cambiate cioè non è più sufficiente la diagnosi istologica ma di estrema importanza diventa la conoscenza di tutta una serie di esami di immunoistochimica. Notizie che ci consentono la possibilità di sapere in anticipo il trattamento mirato che l’oncologo può garantire al paziente.
E’ allo studio la possibilità di usare l’immunoterapia in adiuvante (cioè nella malattia non metastatica) se i risultati saranno favorevoli avremo un’arma estremamente importante per il paziente.
Non dobbiamo trascurare che le terapie convenzionali sembrerebbero avere un’efficacia maggiore laddove venissero usate dopo il trattamento immunoterapico in quanto aumenterebbe il potenziale di aggressività sul tumore.
Bisogna sottolineare anche che questi farmaci devono essere utilizzati anche da oncologi in grado di saper gestirne gli effetti collaterali che potrebbero creare delle complicazioni.
Rimane doveroso da parte mia stressare sempre di più sull’importanza della prevenzione che rimane la primaria arma contro le neoplasie, quindi controlli su nei che possono destare preoccupazioni tramite l’ausilio di una demoscopia o di una mappatura dei nei.
domenica 6 luglio 2014
martedì 14 gennaio 2014
CANCRO AL POLMONE: UN SEMPLICE TEST DEL SANGUE PUO' RILEVARLO PRECOCEMENTE
Interessante pubblicazione sul Journal of Clinical Oncology di uno studio condotto dall'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano secondo il quale "un semplice prelievo di sangue è in grado di individuare il tumore del
polmone fino a due anni prima della diagnosi ottenuta con TAC spirale,
indagine radiologica ad oggi suggerita per la sua diagnosi precoce".
I risultati sono stati da poco presentati a San Diego, alla conferenza dell'Associazione Americana per la Ricerca sul cancro (AACR) e dell'Associazione Internazionale per lo Studio del Tumore al Polmone .(IALSC).
Il test ha dimostrato una sensibilità dell'87% nell'identificare il tumore al polmone.
Lo studio ha analizzato 939 forti fumatori, misurando un parametro
chiamato "microRNA circolanti nel sangue".
I forti fumatori non
presentavano la malattia (870 individui) oppure avevano già un tumore al
polmone (69 individui).
Ridotto dell'80% il numero dei falsi positivi individuati dalla TAC spirale che aveva identificato
noduli sospetti in forti fumatori non malati di cancro polmonare
Si tratta di un test diagnostico molecolare a bassa invasività che valuta i livelli di 24
microRNA circolanti nel sangue dei fumatori e che indica la presenza
del cancro polmonare.
I risultati dello studio
supportano l'uso del test molecolare come strumento per migliorare
l'identificazione precoce del tumore al polmone.
martedì 19 novembre 2013
A novembre ha avuto luogo il nono Meet The Professor. Advanced International Breast Cancer Course. Quest'anno non più a Modena, ma a Padova.
Da questo importante Meet a cui ha partecipato il Prof. Rizzi è emerso che aumentano progressivamente le possibilità di guarigione del cancro al seno; questi risultati straordinari sono supportati da studi sempre più complessi.
Il MEET, ideato e condotto dal Prof. Conte e da Gabriel Hortobagyi, può vantare un team di grande prestigio, come ampiamente dimostrato dal suo successo.
Da alcuni anni infatti presenta relatori altamente qualificati, provenienti da Istituti di diverse nazioni europee all'avanguardia nella ricerca scientifica
Nella foto a destra il Prof. Giuseppe Rizzi con il dr Gabriel N. Hortobagyi University of Texas (Houston).
Il programma della Conferenza internazionale ha compreso lezioni sulla
caratterizzazione molecolare dei tumori primari e metastatici, sulla
gestione della malattia iniziale e avanzata, sulle strategie per
superare la resistenza alle terapie disponibili, sulle terapie
innovative, e sui trattamenti multimodali per la malattia avanzata.
Tra queste le nuove frontiere dell'immunoterapia.
Un ambito di
studio relativamente recente ma cheha già portto sul mercato
nuovi farmaci capaci di migliorare la vita e aumentare la sopravvivenza
di diversi tipi di tumori aggressivi.
Le terapie immunitarie sono pensate per stimolare il sistema di difese del nostro corpo per
spingerlo a distruggere le cellule tumorali. Secondo molti scienziati,
questa branca di studio è tra le più promettenti nella lotta al cancro, e
ha il potenziale di diventare un punto di svolta nel trattamento dei
pazienti, migliorando sia la qualità della vita che le percentuali di
sopravvivenza, anche per un big killer come il tumore ai polmoni o per
neoplasie come quella ai reni, che vengono di solito scoperte solo in
fase avanzata quando i risultati della chemioterapia si riducono.
Quelli sull’immunoterapia sono per ora studi preliminari, ma dai buoni risultati, e che promettono di portare sul mercato nei prossimi anni una nuova classe di farmaci, più efficaci di quelli già presenti.
Particolarmente interessanti sono stati i risultati di due studi su due farmaci sperimentali che si attivando contro il recettore PD-1, che si trova sulla superficie dei linfociti T: in condizioni normali questa molecola difende le cellule sane, ma quando è presente un tumore questo è capace di ingannare il recettore in modo che questo protegga dal sistema immunitario le cellule malate. Le molecole studiate lavorano proprio per eliminare lo scudo, in modo che gli stessi linfociti T possano attivamente difendere l’organismo dal tumore.
Quelli sull’immunoterapia sono per ora studi preliminari, ma dai buoni risultati, e che promettono di portare sul mercato nei prossimi anni una nuova classe di farmaci, più efficaci di quelli già presenti.
Particolarmente interessanti sono stati i risultati di due studi su due farmaci sperimentali che si attivando contro il recettore PD-1, che si trova sulla superficie dei linfociti T: in condizioni normali questa molecola difende le cellule sane, ma quando è presente un tumore questo è capace di ingannare il recettore in modo che questo protegga dal sistema immunitario le cellule malate. Le molecole studiate lavorano proprio per eliminare lo scudo, in modo che gli stessi linfociti T possano attivamente difendere l’organismo dal tumore.
domenica 22 settembre 2013
Oncologia al Festival di Venezia: la malattia si vince anche con la comunicazione
Con riferimento al precedente post pubblicato il 15 settembre 2013 si mette a disposizione il link dal quale visionare il cortometraggio proiettato al Festival di Venezia e prodotto dalla società di Psiconcologia di Milano con la condivisione di noi oncologi.
Il dr. Rizzi ha condiviso il progetto avvalorando l'importanza dell'informazione del paziente non solo sull'esistenza di nuove terapie ma anche sulla necessità di affrontare argomenti connessi alla qualità della vita con l'ausilio di un team di specialisti in grado di informare, ascoltare e comunicare con lo stesso.
Ci si è convinti che l'immagine possa essere più incisiva della parola e si è dato corso a questo importante cortometraggio che invito a visionare cliccando sul seguente link
http://m.youtube.com/index?gl=IT&hl=it&desktop_uri=%2F%3Fgl%3DIT%26hl%3Dit#/watch?v=2IQI_d_y6_8
domenica 15 settembre 2013
IL PAZIENTE ONCOLOGICO: NON E' SOLO UN ORGANO MALATO DA CURARE
L'oncologo dr. Giuseppe Rizzi ha partecipato attivamente ad un incontro internazionale scientificamente rilevante sulla chemioterapia e sui suoi effetti collaterali.
La sessione che più ha colto la sensibilità del dr. Rizzi è stata dedicata all'importanza della comunicazione medico-paziente sulla qualità della vita, ove lo stesso dr. Rizzi ha voluto sottolineare che questo rapporto deve essere improntato sia nella comunicazione delle terapie da affrontare, considerando che attualmente la ricerca scientifica ci consentirà di avere nuovi farmaci biomolecolare più efficaci da associare a chemioterapia, e sia, ma non secondariamente, sulla necessità di coinvolgere il paziente nel portarlo a raccontare la propria storia durante il percorso terapeutico. Il paziente ed il medico devono affrontare insieme i dubbi sulla qualità della vita che necessariamente dovrà mutare, come la sessualità ad esempio ; e quindi conseguentemente la necessità di formare, educando il medico a comunicare non solo la diagnosi ma anche tutti gli aspetti collaterali. Il dr. Rizzi ha voluto fortemente sottolineare l'umanizzazione della medicina con l'ausilio di programmi di formazione della comunicazione non banale.
Il confronto medico paziente nel percorso terapeutico consente al medico stesso di intervenire con più incisività con terapie di supporto che riescono a sconfiggere il dolore o possono evitare l'emesi o la nausea.
Il confronto medico paziente nel percorso terapeutico consente al medico stesso di intervenire con più incisività con terapie di supporto che riescono a sconfiggere il dolore o possono evitare l'emesi o la nausea.
Bisogna iniziare a chiedersi cosa accade nella mente di una persona nel momento in cui il medico deve comunicare la diagnosi di un cancro, iniziare a soffermarci sulla considerazione che il paziente non è solo un numero, ma un individuo la cui vita viene stravolta dall'arrivo di un treno che non aspettava e che si vede costretto a prendere. La meta di quel treno potrebbe essere la guarigione ma potrebbe non esserlo; il percorso di quel treno ha molte tappe difficili come la chemioterapia ed i suoi effetti collaterali che incideranno sulla vita del paziente cambiandola in molti aspetti.
Su quel treno deve salirci anche il medico percorrendo un cammino insieme non solo terapeutico.
Non si può dimenticare il ruolo fondamentale della fede in questo viaggio difficile che rappresenta la speranza, la fiducia di superare ogni ostacolo.
Preme anche evidenziare che la società di psiconcologia con sede in Milano ha portato avanti un progetto molto importante in materia di comunicazione medico paziente realizzando un cortometraggio presentato al Festival di Venezia ove ha vinto un premio, utilizzando l'immagine come mezzo più incisivo della parole per evidenziare la necessità che il paziente non si chiuda in se stesso ma crei una complicità con il proprio medico.
martedì 4 giugno 2013
UN CASO DI REGRESSIONE TOTALE DI UN ADEMOCARCINOMA OVARICO
Le belle storie, i lieti fini vanno raccontati.
La paziente C.E. di giovane età in seguito ad algie addominali persistenti esegue un'ecografia dalla quale emerge notevole versamento ascitico endoaddominale e pelvico. Necessari ulteriori ed approfonditi accertamenti, (Tac- Pet- marcatori Tumorali CA 125) da cui emerge una disseminazione di tessuto per sospetta neoplasia.
Eseguita una biopsia dal ginecologo di fiducia le veniva diagnosticata una neoplasia ovarica diffusamente avanzata con invasione metastatica carcinomatosa addominale. Il marcatore CA 125 aveva raggiunto livelli superiori a 2500 rispetto al valore di riferimento. Il ginecologo evidenziava di aver eseguito un intervento chirurgico paliativo, asportando utero ed appendice, ma che comunque la realtà patologica della paziente era di un'estrema gravità, per cui era necessario effettuare un consulto oncologico.
L'oncologo, prendendo visione della istologia e di tutti gli esami strumentali ed ematochimici, oltre ad uno stato generale compromesso della paziente, confermava ai parenti l'enorme gravità del caso; ma nel contempo proproneva trattamento chemioterapico.
Dopo 7 cicli di chemioterapia si notava una progressiva diminuzione del marcatore CA 125 e richiesta Tac total body e successivamente Pet si evinceva una totale regressione della malattia con azzeramento del makers tumorale.
La paziente segnalava una ripresa della quotidianità di vita pre malattia.
Allo stato attuale la paziente è in stretto follow up associato alla felicità della stessa, della sua famiglia ed alla mia soddisfazione.
domenica 26 maggio 2013
RACE FOR THE CURE
Il giorno 25 maggio 2013 il dr. Giuseppe Rizzi partecipa in qualità di volontario alla manifestazione realizzata dalla onlus "Susan g. Komen Italia".
È ormai il settimo anno che il Race FOR THE cure fa tappa a Bari grazie al Presidente del Comitato Puglia Komen Italia prof. Vincenzo Lattanzio e alla dr.ssa Angela Guerrieri.
Il dr. Rizzi, insieme ad altri colleghi, ha testimoniato l'importanza della prevenzione soprattutto allo stato attuale dove le neoplasie tumorali sono in aumento ma grazie ad una continua ed attenta prevenzione,sono in grande regressione le mortalità .
Alla manifestazione hanno partecipato gli attori Lino e Rosanna Banfi che hanno rappresentato la loro esperienza personale e le autorità locali nell'espressione del Governatore Vendola e dell'assessore regionale alla sanità Gentile.
.

.
Iscriviti a:
Post (Atom)